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Villaggio dei Ragazzi
"Don Salvatore D'Angelo"

Comunicati Stampa

A Lezione di volontariato da Miguel Cavallè, un Padre “Molto Rock”

QUI RIPORTATA L’INTERVISTA INTEGRALE REALIZZATA DAL MENSILE E WEBZINE “SET”, PER LA RUBRICA “LE STORIE DELLA V.I.D.A.”, NELLA QUALE VENGONO TRATTATI TEMI DI VOLONTARIATO, PROGETTI, INIZIATIVE E MISSIONI DELLA ONG ONLUS “V.I.D.A.”

In poco più di due anni sono passati dalla scommessa impossibile, alla più concreta e tangibile delle realtà. Segno evidente di come la forza di volontà possa abbattere ogni ostacolo ed arrivare in terre lontane, lontanissime solo a guardarle sulla cartina geografica. Sono i ragazzi di “V.I.D.A.”, una giovane ma tenace associazione nata in seguito ad una missione umanitaria che un gruppo di giovani universitari, guidati da un sacerdote cattolico, ha realizzato in India nell’estate del 2010. Un viaggio che ha rappresentato un’esperienza talmente forte ed intensa da segnare profondamente tutti i protagonisti in maniera indelebile. “V.I.D.A.” è un’associazione, che senza scopi di lucro, si ispira agli ideali della solidarietà cristiana, impegnandosi a titolo privato e diretto nella cooperazione e nello sviluppo della risoluzione dei tanti problemi presenti al “Sud del Mondo” e in tutti quei paesi in stato di necessità. Un’attività costante e guidata dalla passione, sottolineata dal desiderio di mettere insieme un gruppo di persone che sappiano condividere gli stessi ideali promuovendo un unico obiettivo: aiutare con mezzi materiali e non, le persone più povere del mondo. Tanti i giovani schierati in difesa dell’infanzia abbandonata. A guidarli c’è padre Miguel Cavallè, catalano di Barcellona, presidente della prestigiosa “Fondazione Villaggio dei Ragazzi”, figura di grande cultura e carisma. Per centinaia di ragazzi è semplicemente “padre Miguel”, un sacerdote molto “rock” e poco “lento”, una guida non solo in materia di volontariato. Con lui è un susseguirsi di iniziative e di progetti che si diramano in ogni parte del mondo. Anche per questo, in sua compagnia, abbiamo deciso di parlare ai nostri lettori di un universo silenzioso, composto da grandi pianeti denominati volontariato e beneficenza. Nei prossimi mesi, scopriremo una gioventù diversa e lontana anni luce da quella vuota e senza ideali che in molti continuano ad etichettare troppo frettolosamente.

–       Padre Miguel, a guardare i dati della sua associazione, ma anche di altri progetti che lei porta avanti, si può affermare che il mondo del volontariato gode di ottima salute, specie tra i giovani. Quale la sua impressione a riguardo? I giovani sono ancora affascinati da queste realtà?

Direi proprio di sì. Ho notato una risposta generosa e un grande interesse. Ma non solo, la cosa più bella è l’impegno che mettono nel servizio di solidarietà. Sono davvero un esempio, sono capaci di grandi sacrifici quando si tratta di volontariato. L’esperienza in India con loro è stata per me una lezione di vita perché mi hanno insegnato tanto. I giovani hanno un cuore particolarmente sensibile in questo ambito”.

–       La scorsa estate terzo viaggio in India, una delle zone più povere del Mondo. Su cosa si è basata la missione e quanto ancora c’è da fare per quelle popolazioni?

Calcutta! Una parola che dice tutto. Durante la missione collaboriamo in diversi centri che fondò Madre Teresa: per i moribondi, per i disabili gravi, per i bambini abbandonati, per i malati, per i lebbrosi. Facciamo quello che possiamo in senso pratico: pulire bagni, cucinare, lavare. Soprattutto diamo loro affetto, tenerezza, carezze. Li facciamo sentire amati da noi come Dio li ama. C’è molto da fare, troppo, e per questo sarebbe bello che più giovani si unissero a noi in quest’avventura di solidarietà e scoprissero quanto è bello fare anche un piccolo gesto per chi soffre”.

–       Che appello vorrebbe lanciare ai potenti del Mondo a proposito della situazione disperata dell’India, ma anche di altri paesi poveri?

Che non possiamo far finta di niente, non possiamo rimanere indifferenti, non possiamo ignorare il problema. La situazione è davvero di estrema emergenza. Rimboccarsi le maniche e fare di più. Questo deve essere il principale obiettivo”.

–       Le scrivono ragazzi da ogni parte per poter prendere parte ai suoi progetti di volontariato e solidarietà? Secondo lei qual è la molla che spinge oggi un giovane a lasciare le proprie comodità e l’agiatezza delle mura domestiche per cimentarsi in missioni dall’impatto spesso cruento?

Il numero dei ragazzi si raddoppia anno dopo anno. Secondo me loro sentono l’esigenza di qualcosa di diverso, di sentirsi utili, di trovare un senso alla propria vita, di abbandonare l’apatia o la superficialità per fare qualcosa di concreto, di buono, di bello. E i giovani sono invincibili in generosità quando viene loro offerta la possibilità di impegnarsi nel sociale”.

–       Quali gli imminenti progetti di VIDA?

In questo momento V.I.D.A. appoggia tredici centri di accoglienza e di cura tra i più poveri a Calcutta e a Nuova Delhi, in India. In questi centri si aiutano circa 2.500 persone in stato di gravissima necessità. Dobbiamo raddoppiare le raccolte se vogliamo rispondere le nuove richieste di appoggio per il 2012, che sono tante. Ci affidiamo principalmente alla generosità della gente”.

–       Lei è autore di un libro molto apprezzato “Vincere l’indifferenza”, dove riflette sulle responsabilità dell’uomo. Quali, ad oggi, le indifferenze più pericolose della nostra società.

A mio avviso la sfiducia verso il futuro, verso gli altri, verso la società, verso la politica. Questa sfiducia è legata all’individualismo, ma anche alla mancanza di prospettiva e alle delusioni. A questo punto l’indifferenza è servita. È necessario ricrederci, recuperare la capacità di amare e di pensare, di avere il coraggio di prendere in mano la vita e farne un capolavoro, di non arrendersi per impegnarsi nel sociale e lottare per un mondo migliore”.

–       Ha un blog seguitissimo, centinaia di amici sui social network, ama il calcio, le piace associare la musica al mondo della solidarietà. Sono caratteristiche personali o il segno che la Chiesa sta cambiando nei costumi e nel modo di porsi ai giovani?

Penso che sia questa la strada che ci ha mostrato l’amatissimo Papa Giovanni Paolo II, il papa dei giovani. Lui è stato il mio papa, il mio maestro di vita, il mio modello sacerdotale. Io tento di fare come lui ci ha insegnato durante il suo pontificato”.

–       Con questa piacevole chiacchierata teniamo a battesimo una rubrica nuova che racconterà il mondo del sociale e della solidarietà in maniera diversa. Ma, naturalmente, vogliamo lanciare anche dei messaggi ai giovani.

Vorrei invitare i giovani a vivere la vita intensamente, con gioia, con senso, con entusiasmo. Non dobbiamo lasciare spazio alla paura, alla superficialità, alla sfiducia. C’è una nuova generazione, c’è una speranza”.

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